Sesso, droga e rock’n roll!

Non sopporto quella donna. Sono due ore che ci assilla con quello stupido incantesimo. Ora mi sono stancata davvero. L’ho già eseguito al primo colpo. Sbadiglio.
Come capita spesso, mi alzo e esco dall’aula. I privilegi di essere un genio.

Giocherello con l’accendino cercando di ricordare. Corrugo la fronte. I miei occhi verdi cerchiati di nero si stringono. Non ricordo. Accendo la sigaretta. Aspiro il fumo. Lo soffio via osservandolo mentre svanisce.

Mi guardo. I miei jeans neri semistrappati sono guarniti dalle spille dei Nightwish e dei Nirvana, una catena pende da destra. La mia felpa dei Metallica è quasi coperta dai miei simboli: un pentacolo, una luna azzurra, una pietra nerissima e decorata con una frase russa. Al collo ho inoltre un collare di pelle borchiata. Porto un sacco di bracciali e anelli. Ho spillette anche sui guanti e sulla borsa di tela nera malandata.

Mi volto. La Granger mi guarda con un sorrisetto. Merda. Il pretesto per una punizione. Mi odia. Il motivo è palese. Sono un genio, l’ho già detto.

<< Ne vuoi una? >> le chiedo a bruciapelo. Le allungo il pacchetto. Le Camel sono le uniche che posso permettermi, al momento. Non danno di nulla. Leggere per i miei polmoni martoriati.

Qui si stanno facendo anche di coca. Qui c’è un’orgia in corso. Sesso droga e rock’n roll. Alleluia.

Mi siedo accanto a lui. Mi guardo le mani. Guardo lui, poi osservo i suoi amici che ormai stanno vomitando a destra e a manca e dormendo. La nobile casa delle serpi. Un mucchio di alcolisti e tossicomani.

Apro uno dei miei occhi caramellosi. Come sospettavo, è ancora buio. Non posso ancora prepararmi. Che noia…

Io sono il cavolo a merenda. Con loro ormai non ho molto da spartire.

Noto una ragazza con dei capelli verde smeraldo seduta al tavolo più vicino all’entrata. Scuoto la testa. Hogwarts ormai permette di conciarsi in modi molto strani

E lo vedo. Malfoy, come fai a resistere? Un foro perfettamente circolare dal diametro di una decina di centimetri sanguina, abbastanza profondo da poter intravedere le ossa, troppo poco per ucciderlo. Perché io so cos’è…

<< Mio padre…ha fatto questo, per ricordarmi che nella mia vita, dovrò ubbidirgli sempre. Non si rimargina mai. Non smette mai di fare male. >>

Mi tolgo il pigiama rosso e oro e cerco la mia divisa. Non è propriamente ordinaria. La gonna è accorciata. La camicetta più stretta di due misure. Tutto per essere più desiderabile. E così anche in questo modo raggiungo la perfezione, sono la donna perfetta su cui fare fantasie.

Le ballerine con il tacchetto, piccolo vezzo mondano concessomi dalla McGranitt, completano il tutto. Mi riavvio i boccoli castani. Mi coprono la schiena come un manto. Mi metto il rossetto e la matita. Spruzzo un po’ di profumo.
Sono pronta. Scendo, per ripetere. Tanto la sala comune è vuota.

“ Hermione Granger il 5 settembre di quest’anno ha fatto sesso con Seamus Finnigan, fidanzato di Lavanda Brown. Seguite le prossime avventure sessuali della Regina dei Grifoni!”

Mi guardo. I miei jeans neri semistrappati sono guarniti dalle spille dei Nightwish e dei Nirvana, una catena pende da destra. La mia felpa dei Metallica è quasi coperta dai miei simboli: un pentacolo, una luna azzurra, una pietra nerissima e decorata con una frase russa. Al collo ho inoltre un collare di pelle borchiata. Porto un sacco di bracciali e anelli. Ho spillette anche sui guanti e sulla borsa di tela nera malandata.

È terribile per me vedere questo tramonto dalla Torre, e non poterlo dipingere. Terribile vedere i paesaggi che sfumano, muoiono e ritornano, senza essere immortalati dalla mia arte.

Le lacrime non smettono di scendere. Lo so, il perché. Conosco bene la vacuità dei miei giorni. Lunghi, vuoti, inutili anni, dannatamente vuoti.

Vuoti perché rubati. Vuoti perché in esilio. Vuoti perché nel vuoto io ci vivo.

È terribile per me vedere questo tramonto dalla Torre, e non poterlo dipingere. Terribile vedere i paesaggi che sfumano, muoiono e ritornano, senza essere immortalati dalla mia arte.

Mi guardo. I miei jeans neri semistrappati sono guarniti dalle spille dei Nightwish e dei Nirvana, una catena pende da destra. La mia felpa dei Metallica è quasi coperta dai miei simboli: un pentacolo, una luna azzurra, una pietra nerissima e decorata con una frase russa. Al collo ho inoltre un collare di pelle borchiata. Porto un sacco di bracciali e anelli. Ho spillette anche sui guanti e sulla borsa di tela nera malandata.

La Regina dei Grifoni, mi chiamano.

Sono qui perché sono un errore. Uno stupido errore genetico in una famiglia da sempre Babbana. Un errore. Un’anomalia nel sistema. Sono un virus. E tale mi vedono i miei genitori.

Non è propriamente ordinaria. La gonna è accorciata. La camicetta più stretta di due misure. Tutto per essere più desiderabile. E così anche in questo modo raggiungo la perfezione, sono la donna perfetta su cui fare fantasie.
Le ballerine con il tacchetto, piccolo vezzo mondano concessomi dalla McGranitt, completano il tutto. Mi riavvio i boccoli castani. Mi coprono la schiena come un manto. Mi metto il rossetto e la matita. Spruzzo un po’ di profumo.